© 2024 Comitato NO Allargamento dell’Asse Autostrada-Tangenziale di Bologna

Al pari delle hit musicali delle giovani ugole d’oro nazionali Fedez e Rovazzi, quest’anno nella nostra città impera un altro tormentone, infrastrutturale, vale a dire l’utilizzo della parola “ricucitura”. Il termine si sente e si legge ormai in ogni discorso riguardante il Passante di mezzo, la ipotesi di ampliamento in sede di Autostrada e Tangenziale, giunto alla fase preliminare. A farne costantemente uso le figure amministrative, gli addetti ai lavori, gli adepti sostenitori del progetto.
Tale definizione mi rende perplesso: come si può sostenere che ampliare una sede stradale contribuisce ad “accorciare” le distanze dei territori secati? E’ contro le regole della geometria, ma forse non di quelle della geopolitica…
Le intenzioni degli utilizzatori, forse, sono riconducibili alla possibilità di varcare il guado di asfalto, ad esempio attraverso l’unica copertura che sarà prevista nella zona di San Donato. Teniamo però presente che chi a piedi, di corsa, in bicicletta si avventurerà nel transito, affronterà le esalazioni di 180 mila veicoli distribuiti su 16-18 corsie. Pur non essendo ovviamente presenti tutti contemporaneamente, gli effetti sono piuttosto “stazionari”. Gli stessi esperti di Società Autostrade, rispondendo a domande poste loro da cittadini nell’ambito delle serate organizzate dall’amministrazione per la presentazione del progetto Passante, confermano, ad esempio, che le polveri sottili (killer dei polmoni), non appena generate non riescono ad essere smaltite e filtrate, smentendo chi in malafede vuol far credere che una galleria con due aspiratori risolva il problema degli inquinanti.
Ne consegue che non sarà consigliabile trattenersi a lungo nel luogo ameno rappresentato dal giardino pensile di “ricucitura”. Diverso discorso, purtroppo, per chi abita stabilmente a ridosso dell’asse, le vie di scampo non sono tante.
La quintessenza del significato del termine “ricucitura del tessuto” a questo punto, per deduzione, potrebbe non essere riferita all’ambito urbano, bensì al più pertinente campo medico, vale a dire alla ricucitura del tessuto “umano” a seguito della asportazione del materiale tumorale diagnosticato. Ricordo, infatti, che un recente studio commissionato dal Comune alla Usl di Bologna, con oggetto le cause di mortalità dei bolognesi, rileva che i quartieri della città attraversati dalla infrastruttura, che si vuole potenziare, sono quelli nei quali si registra la maggior frequenza di decessi per cause oncologiche e patologie a carico dell’apparato respiratorio e circolatorio.

Maurizio Moncada, Bologna.

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